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(In)sostenibili

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Il successo delle feste di Natale o San Valentino, visto con gli occhi della società dei consumi, si misura da quanti rifiuti si producono: imballaggi e pacchetti in primis, ma anche oggetti “compra e butta” in gran parte di plastica.

Nelle terre che attraversiamo in cammino, troviamo spesso rifiuti: facciamo fagotto e ce li portiamo via. Ma oggi vogliamo far qualcosa di più. Ogni nostra guida porterà qualche sacchetto e guanti e alla fine del viaggio farà una conta del “raccolto”. A fine anno faremo poi la storia degli oggetti rinvenuti: sarà un’altra chiave di lettura per guardare al territorio. I rifiuti infatti sono lo specchio della società che li produce.

Altro proposito è quello di prenderci cura dei sentieri, almeno quelli che percorriamo. Ecco un bel racconto di Alessandro, la nostra storica guida dei viaggi a Karpathos.

Tristomo, la baia più inaccessibile e lontana dell’isola di Karpathos potrebbe essere un luogo meraviglioso.

La baia è un fiordo lungo due chilometri chiuso da uno stretto con due isolotti in mezzo  da cui deriva il suo nome in greco, tri-stomo, ossia tre bocche. L’acqua si insinua azzurra tra le pendici spoglie delle colline che lo fiancheggiano, calcinate dal sole, che ospitano solo arbusti bassi e che riescono a sopportare le lunghe estati secche e la brezza salata proveniente dal mare; timo, euforbie, qualche ginepro. Eppure queste pendici erano coltivate, come testimoniano gli infiniti muretti a secco che ancora oggi seguono linee di livello e risalgono pendii rocciosi nella spasmodica fatica di salvare qualsiasi piccolo pezzo di terra fertile. Al fondo della baia il piccolo porto di Tristomo; una chiesa, qualche pontile, qualche casetta abbandonata e qualcuna recentemente restaurata. Qui non c’è acqua dolce, non c’è elettricità, ma ci abita ancora una coppia di anziani che la sera chiacchera a lume di petrolio con qualche pastore o un turista veramente avventuroso. Si potrebbe pensare davvero a un paradiso terrestre, a uno di quegli angoli remoti dove la civiltà è lontana  anni luce, ma non è così.

Qualche anno fa gli abitanti della cittadina di Olimpos, il paese più famoso dell’isola, hanno pensato bene di fare una discarica per smaltire la loro nettezza. Non l’hanno fatta sul mare, ma in un vallone, non troppo lontano dal mare, ma il vento, le sporadiche piogge hanno pian piano fatto scendere i rifiuti nella sottostante spiaggia, e per un non previsto gioco di correnti – visto che la baia di Tristomo è sullo stesso lato della discarica – ne hanno fatto il naturale ricettacolo di tutti i materiali più o meno galleggianti, rendendo questo angolo incontaminato di Dodecaneso una terribile discarica di plastica. Qualche volta sono gli stessi anziani -i solitari abitanti del porticciolo di Tristomo – che devono bruciare i detriti accumulati sulla spiaggia perché non possono arrivare alla chiesa seguendo la battigia.

Questo per raccontare di come le nostre cattive azioni ci ritornino indietro, anche in posti o in situazioni che non avremmo mai immaginato potessero accadere. Ho preso ad esempio questo caso, ma ce ne sono moltissimi in ogni altra parte anche del nostro Mediterraneo, senza andare a scomodare la grande isola di rifiuti che galleggia nell’Oceano Pacifico, perché nei nostri viaggi cerchiamo di dare un piccolo contributo alla pulizia dell’ambiente, come proprio in questa baia che, ogni volta che ci facciamo un viaggio, ci dedichiamo una mezza giornata a cercare di ripulirla dai rifiuti più grossi.

Grazie anche all’appoggio della Agenzia di conservazione dell’ambiente che cerca di tutelare questa parte di Karpathos e dell’isola di Saria – che sono un parco nazionale  e ospita la rara foca monaca – anche quest’anno abbiamo portato via da Tristomo, diverse decine di sacchi di nettezza, raccolta in una barca e poi portata alla discarica principale dell’isola; fortunatamente costruita con un po’ più di criterio.

Nel nostro piccolo, come Walden viaggi a piedi, cerchiamo sempre di sensibilizzare i partecipanti a raccogliere i rifiuti, non solo quelli prodotti dai partecipanti stessi, ma anche quelli che si trovano lungo i sentieri o in posti di particolare pregio, sensibilizzando le comunità locali o gli organi competenti. Gran parte delle guide walden, tutte guide ambientali escursionistiche, hanno poi sempre un sacchetto a portata di mano per cercare di lasciare sempre un po’ più pulito il sentiero fatto.

Sarebbe bello che si riportasse in vogla un antica, ma non troppo, consuetudine che avveniva lungo i sentieri inglesi, come ci racconta nel suo libro “Tra antichi sentieri” lo scrittore e camminatore Mc Farlane. “All’inizio di ogni sentiero era lasciata appesa e ben visibile un falcetto che serviva, a chi lo percorreva, a ripulire la strada dai rovi o dalla vegetazione che naturalmente tendeva a ricoprirlo. Alla fine del percorso, il viandante lo riappendeva per chi avrebbe percorso il sentiero in senso inverso”.

I sentieri come bene comune,  con la consapevolezza che tenerlo bene per se, è un bene di cui anche altri possono usufruirne. Purtroppo abbiamo perso questa sensibilità, ma anche queste testimonianze e l’operato che ognuno può fare nel suo piccolo possono dare un segno di cambiamento.

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